Quali vini abbinare alle castagne.

Quali vini abbinare alle castagne.

Oct 17, 2022

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Ilaria Rosa | Bottle of Italy

Nei tempi antichi vino e castagne erano un nutrimento molto comune tra i contadini, questo perché la castagna è un frutto facilmente reperibile e con un significativo potere energetico. Le castagne si trovano all’interno di un riccio del castagno selvatico, ve ne sono tre per ogni riccio dove le due laterali hanno una forma semisferica, mentre quella centrale schiacciata. Nel riccio della pianta coltivata si trova invece solo un frutto di maggiori dimensioni anche detto marrone.


Il castagno ha origini antichissime, comparse sulla terra addirittura nel Cenozoico coprendo di foreste immense regioni, l'intero bacino del Mediterraneo, i litorali atlantici dell'Europa meridionale e dell'Africa settentrionale, l'arco alpino, l'Asia Minore fino al Mar Caspio. Questi immensi boschi generavano un frutto fantastico presente nella dieta dell'uomo fin dalla preistoria, le sue proprietà erano già molto conosciute e decantate in epoca storica. Il greco Senofonte definì il castagno "l'albero del pane" e la castagna fu chiamata il “pane dei poveri" tanto che è stata per secoli l’ingrediente principale delle famiglie contadine. In Europa prima della scoperta dell'America non si conoscevano ancora patate e mais (quest'ultima materia prima della polenta), la castagna fu l'alimento che salvò dalla fame gran parte della popolazione nei periodi bui di carestia.


Sul nostro suolo cresceva in abbondanza, in Italia vi sono tuttora 800.000 ettari coperti da castagneti pari al 15% dell'intera superficie boschiva, il frutto si conservava facilmente una volta essiccato ed era molto nutriente. La polenta di farina di castagneessendo un alimento economico ma gustoso, ha sfamato interi paesi anticipando di millenni la produzione di quella di granturco. Un piatto unico che donava un grande senso di sazietà ma che purtroppo aveva breve durata; come dice un bellissimo detto dell'Italia centrale "la polenta presto tira e presto allenta", ma all’epoca sentirsi sazi non era una cosa di poco conto.


Gli antichi romani amavano moltissimo questa pianta sia per i suoi frutti che il suo legno, che sfruttavano per molteplici utilizzi tra cui una pratica imparata dagli Etruschi che vedeva il suo impiego come sostegno alle vigne. I romani l'hanno esportata in ogni dove e impiantata anche nel bacino del Mediterraneo, in Sardegna ad esempio dove il castagno non è originario, ma anche in luoghi con il clima apparentemente meno adatto come le regioni d'Europa a nord delle Alpi. 
In Italia ci fu un periodo di grande espansione grazie a Matilde di Canossa una potente feudataria che, vista la grande importanza di questo straordinario alimento indispensabile per il nutrimento delle popolazioni rurali, ne moltiplicò la diffusione. In suo aiuto vennero i monaci benedettini e insieme idearono addirittura una precisa disposizione degli alberi detto "sesto matildico", una sistemazione ideale per migliorare la crescita e la fruttificazione. 


Ma nel secondo dopoguerra i grandi boschi di castagni furono in parte abbandonati, specialmente nelle zone montuose dove si è visto migliorato lo stile di vita e molti hanno abbandonato le campagne. Alla decadenza della pianta ha contribuito anche l’attacco epidemico di due parassiti: il mal dell'inchiostro e il cancro corticale, due malattie che infestano e indeboliscono il castagno fino ad ucciderlo. Successivamente furono effettuati innesti con una varietà giapponese chiamata Castanea Crenata, un magnifico albero resistente ai parassiti.


Negli ultimi vent'anni si è tuttavia assistito ad una ripresa d'interesse verso questo magnifico albero e il suo frutto. Il castagno è uno degli alberi europei che vivono più a lungo, si è registrata la presenza di esemplari millenari in più regioni d'Italia, ma anche in Francia e in Inghilterra. Il più antico in assoluto vive in Sicilia, a Sant’Alfio sul versante orientale dell'Etna, è considerato l'essere vivente più vecchio d'Europa con una veneranda età stimata di 3000-4000 anni. La circonferenza totale del tronco alla base è di 22 metri, l'altezza del ramo più alto è di circa 25 m, mentre la circonferenza della mastodontica e stupefacente chioma è di oltre 50 metri. L’enorme albero viene chiamato il Castagno dei Cento Cavalli, visto che un’antica leggenda narra che una regina, nel medioevo, durante un temporale abbia cercato rifugio sotto la sua chioma con i cento cavalieri della sua scorta e le rispettive cavalcature.


Dunque tra gli ottimi prodotti che ci offre la stagione autunnale troviamo questo delizioso frutto che ci regala il bosco; tra i modi più diffusi e di certo amati per consumarlo vi è sicuramente la cottura arrosto sulla brace, nella classica e apposita padella forata. Le caldarroste, calde, profumate, buonissime, sono una coccola per il palato; nel mese di Ottobre spesso le ritroviamo nelle sagre e piazze e le gustiamo passeggiando tranquillamente per le vie del paese.


L’abbinamento perfetto per questa deliziosa prelibatezza cotta sul carbone, dato il suo tipico sapore affumicato, sono vini rossi giovani meglio se leggermente frizzanti, che aiutano a sgrassare la bocca.
Vi suggeriamo di provare l'accostamento con una di queste ottime etichette:


Diversamente le castagne possono essere cucinate bollite in acqua salata e mangiate al momento, oppure schiacciate e ridotte in polpa da usare per la preparazione di gnocchi. Lessate o arrostite, possono essere indistintamente utilizzate come ripieno a polpettoni e arrosti con carni di maiale o pollame. L’abbinamento in questi casi deve essere con vini più corposi, etichette importanti per reggere la struttura altrettanto importante dei piatti. L’accostamento che consigliamo è con vini come il Chianti Peppoli Antinori o il Barbaresco Ricossa, e perché no magari osando di più con il Syrah Mullineux & Leeu o il Salento Primitivo Dodecapolis di cantina Le vigne di Luca Attanasio.


Le castagne sono eccellenti anche utilizzate nella preparazione di svariati dolci, sia con il frutto intero cotto che con la farina, e oltretutto adatto anche per gli intolleranti al glutine. Andando dal classico castagnaccio al Mont Blanc alla mousse al budino, possiamo usufruire di questo frutto ricco di nutrienti ed energia da qui alla fine dell’inverno. Può inoltre dare vita a golose frittelle o a marroni canditi; in queste preparazioni la componente dolce rende scontato l’abbinamento a vini dolci. Anche questi però devono essere piuttosto strutturati ed avere circa la stessa dose zuccherina, puntiamo allora su vini passiti come il Pantelleria Ben Ryè Donnafugata oppure il Sagrantino di Montefalco Passito Arnoldo Caprai o il Moscato di Pantelleria Solidea.


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