Il gin è un'antica bevanda alcolica, nella maggior parte dei casi incolore, ottenuta con la distillazione di fermentati ricavati per lo più da patate e cereali, in cui viene macerato un misto di erbe, spezie, piante, bacche e radici botaniche. Tra tutte le sostanze presenti non devono mai mancare le bacche di ginepro, ingrediente necessario e indispensabile che caratterizza il profumo e il gusto di questo particolare distillato, il suo nome infatti deriva proprio da questa pianta.
Il ginepro comune è una conifera che si può adattare a luoghi aridi, incolti o boschivi; lo si può trovare fino ad altezze di 2.500 m S.L.m. grazie ad alcune sottospecie che si sono adattate alle alte quote. È un arbusto, o alberello, sempreverde che può diventare alto da 1 a 10 m, è caratterizzato da foglie lineari-aghiformi molto pungenti riunite in verticilli di tre. La pianta è dioica, cioè con fiori unisessuali su ogni singola pianta, una con i fiori maschili e una con i fiori femminili. Questi producono poi i coni o bacche o coccole con le quali, oltre ad essere utilizzati nella produzione del Gin, si può preparare la grappa al ginepro. Di piante o arbusti di ginepro ne esistono oltre 60 specie.
Le bacche di ginepro donano a questo distillato unico, il tipico profumo e sapore facilmente riconoscibile. Il disciplinare UE nr 110 del 2008 prevede che il sapore del ginepro nel Gin debba essere predominante; purtroppo oggi questo non è verificabile nei gin presenti sul mercato. Tutt’altro, esistono prodotti nei quale questo sapore è quasi impercettibile, e che non dovrebbero neppure essere chiamati gin, perché non meritano di rientrare in questa categoria.
Il ginepro è conosciuto da sempre per tutte le sue innumerevoli proprietà; i primitivi si nutrivano delle sue bacche nere e gli Egizi lo utilizzavano soprattutto per l’imbalsamatura. Nel Medioevo si conoscevano le sue potenzialità curative per lo stomaco, e già nell’XI secolo, in Italia, si produceva un cordiale di acquavite a base di ginepro, studiato nelle scuole di medicina monastica. E’ infatti italiano il primo rudimentale gin di cui si parla nella letteratura, e più precisamente nei trattati del 1055 all'interno del Compendium Salernita, dove si scrive di un distillato di vino infuso con bacche di ginepro.
Nelle colline intorno a Salerno crescevano rigogliose le piante di ginepro che venivano utilizzate negli alambicchi di monaci e farmacisti. E' proprio in quel Secolo che i monaci iniziarono a produrre dei cordiali con particolari caratteristiche, utilizzando miscele di erbe e spezie locali, e distillati con bacche di ginepro. Verso la metà del 1200, Pedro Julião, che divenne poi Papa Giovanni XXI, in un trattato sulla cura degli occhi descrisse il Liber de Oculis, "cugino" del gin definito “acqua degli occhi” che altro non era che un cordiale fatto con diverse botaniche. Iniziarono così numerose sperimentazioni che diedero vita a ricette che ancora oggi troviamo in commercio, come ad esempio il famoso cordiale Bénédictine prodotto per la prima volta in Normandia, nell’abbazia di Fécamp, da Bernardo Vincelli un monaco benedettino di Venezia.
E' però tra il 1200 e il 1300 che avviene la vera e propria diffusione dei distillati. Il primo ad utilizzare il termine aqua vitae (acqua della vita) fu Arnaldo da Villanova, un medico catalano che ne consigliò l’uso anche al di fuori dall’ambito medicale; in seguito un suo pupillo, Ramon llull, introdusse i primi concetti di distillazioni multiple per rendere il distillato più puro. L’acquavite al ginepro in quanto tonico ed energizzante si diffuse molto in fretta, e il consumo dei cordiali, in quanto medicinale, fu utilizzato durante la Peste nera a metà del XIV secolo.
Nel 1269 nei Paesi Bassi le bacche di ginepro ad uso medicinale erano molto diffuse, difatti nel volume enciclopedico Der Naturen Bloeme Volkeren il dottor Jacob Van Maerlant raccontò di un decotto di bacche di ginepro e vino usato per curare i crampi e i dolori di stomaco con effetti benefici straordinari.
Del primo distillato in quanto “gin”, si trovano menzioni anche nel libro "A Constelijck Distileerboec" del medico Philippus Hermanni di Anversa, che descrisse l’Aqua juniperi ben 98 anni prima del collega olandese Franciscus Sylvius con il suo genoa, da molti considerato l’inventore del gin.
Possiamo documentare le origini del gin in Olanda: certamente a quei tempi la bevanda non aveva le moderne caratteristiche e la considerazione che ha acquisito nel corso dei secoli. Il distillato cominciò a diventare popolare nel Regno Unito quando il condottiero olandese Guglielmo d’Orange occupò il trono scozzese e quello inglese con la sua consorte Mary. Guglielmo d’Orange incoraggiava con degli statuti la distillazione di bevande alcoliche, così ben presto la produzione di gin superò quella della birra. In breve tempo le distillerie britanniche cominciarono a produrre la propria versione del “Genever” e abbreviarono definitivamente il nome in “Gin”.
I soldati che nelle Low Countries presero parte alla battaglia, si diedero forza con “il coraggio olandese” sotto forma di un caldo sorso di gin: si diceva che bere gin prima dello scontro avesse proprietà calmanti. Ma in particolar modo, si presupponeva che il Gin fosse molto utile per i soldati che erano di istanza nelle colonie o in terre infestate dalla malaria, perché il Gin rendeva meno sgradevole e amaro il sapore dell’antimalarico chinino. E’ piuttosto importante ricordare che nel XVIII secolo, bere alcolici piuttosto che acqua era senz’altro una scelta più salutare, anche perché l’acqua era molto spesso sporca e inquinata, specialmente nelle città; mentre le bevande alcoliche erano distillate e filtrate e decisamente più sane da quel punto di vista.
Dall’Olanda la lunga storia del Gin si sposta in Inghilterra dove conosce un periodo, inizialmente, particolarmente favorevole.Il gin nel Regno Unito poteva essere realizzato in modo abbastanza economico e facile, utilizzando prodotti britannici tipici, tra cui anche orzo di bassa qualità che non era abbastanza buono da utilizzare per la fermentazione della birra ma che comunque poteva essere usato per fare il gin. Erano gli anni in cui c’era enorme tensione tra inglesi e francesi in seguito ad un conflitto politico, e man a mano che le ostilità crescevano, gli Inglesi aumentavano le tasse sui brandy francesi e riduceva le tasse sulla distillazione degli alcolici rimuovendo addirittura l‘obbligatorietà della licenza per la distillazione degli stessi. Con questo provvedimento l’utilizzo delle eccedenze di cereali locali aumentò esponenzialmente per la produzione e la distillazione di gin. Il consumo arrivò alle stelle e nel momento in cui venne addirittura inserito come parte del salario degli operai, il tutto divenne un grande problema poiché il tasso di alcolismo nella popolazione più povera divenne altissimo. Da questo conseguirono grossi danni legati alla sicurezza e all’ordine pubblico.
Il Governo guidato dal primo ministro Robert Walpole, cercò di arginare la cosa con il famoso provvedimento Gin Acts, ma ormai il danno era fatto e la reputazione del Gin ne uscì molto male. Le Gin Acts furono cinque leggi emanate in Gran Bratagna tra il 1729 ed il 1751 al fine di limitare il consumo di gin, tra cui l'innalzamento della tassa di distillazione a 50 sterline. William Hogarth fu un grande sostenitore di questa tassa, tanto che ne parla anche nella sua opera "Beer Street and Gin Lane"; nel suo scritto egli parla dei grandi pregi di bere birra rispetto ai difetti nel bere gin.
Con il tempo il gin, prodotto a regola d’arte, ha accresciuto la sua popolarità ed è diventato protagonista di grandi cocktail partendo dal classico Martini al Gimlet fino al Tom Collins, gli stessi drink che bevevano F. Scott Fitzgerald e i suoi amici, e che vengono ancora oggi mescolati, agitati e serviti in tutti i locali del mondo!
Molti tipi di gin possono essere gustati lisci oppure “on the rocks”; altri sono ottimi per essere utilizzati e serviti in deliziosi cocktail. Il grande successo del gin Hendrick's ha agito da catalizzatore per altri marchi meno conosciuti che visto l'enorme successo hanno osato “buttandosi nella mischia” su questo mercato.
Le distillerie di gin artigianale oggi sono molto numerose e hanno fatto aumentare in modo esponenziale il numero e le tipologie di gin che dal 2017 è diventato un distillato più popolare della vodka.
Ecco come si prepara un favoloso Gin Tonic.
In un bicchiere baloon molto ampio mettere molti cubetti di ghiaccio per mantenere il cocktail freddo il più a lungo possibile. Aggiungere 50 ml di gin, 200 ml di Fever Tree Tonic. Strizzare sulla bevanda una striscia di buccia di limone e poi inserirla nel cocktail. Infine aggiungere qualche bacca di ginepro e… il perfetto Gin&Tonic è pronto!