La storia del Barolo ha inizio con la popolazione dei Liguri Stazielli, un'antica popolazione appartenente al gruppo più ampio dei Liguri, che circa 2500 anni fa diedero vita ai primi impianti primitivi di vigneti per coltivare le viti. Furono i Galli i primi estimatori di questo speciale nettare, la cui conquista dei territori d’Oltralpe venne incoraggiata anche dalla loro predilezione per il vino prodotto in quei luoghi. Successivamente anche gli antichi romani rimasero colpiti dalla qualità del vino della zona di Alba, nelle Langhe, tanto che Giulio Cesare, di ritorno dalla Guerra Gallica, ne portò a Roma una grande quantità.
Si sentì parlare di Nebbiolo soltanto nel Medio Evo; nel 1268, nel castello di Rivoli, furono rinvenuti alcuni documenti storici dove veniva menzionato il “Nibiol”.
Fu durante il periodo rinascimentale che si sviluppò maggiormente la coltivazione di questo vitigno e di conseguenza anche del suo prodotto finale.
Nel 1751, un gruppo di diplomatici piemontesi spedì una partita di “Barol“ a Londra; inutile dire che fu un grande successo e di lì a poco arrivò la vera notorietà. Proprio in quegli anni il futuro Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, era in viaggio in Europa, e dopo aver assaggiato il meraviglioso nettare ne descrisse la sua bontà nei suoi diari definendolo: “quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne”. Fu così rappresentato e descritto il gusto del Barolo di quegli anni, come un vino frizzante dal gusto fresco e dolce, poiché ancora non si sapeva come trasformare gli zuccheri contenuti nel mosto in alcol.
Il Barolo cosiddetto "moderno" nasce attorno al 1830, grazie ai Marchesi Falletti, al grande enologo francese Louis Oudart e a Camillo Benso Conte di Cavour . Il famoso ministro delle finanze di Luigi XIV di Francia aveva una pronipote, Juliette Colbert che sposò il marchese Carlo Tancredi Falletti, discendente da una famiglia di banchieri, grandi proprietari terrieri nel comune di Alba già nel 1250. Nel 1838 Carlo venne a mancare, così Giulia divenne proprietaria di tutte le tenute della famiglia Falletti. Assunse il grande enologo francese Louis Oudart, grande esperto di tecniche usate per i migliori vini francesi, che mise in pratica sul vino prodotto nei possedimenti della marchesa. Iniziò così la storia del Barolo moderno, divenne così popolare che era sulla bocca di tutti, e incuriosì persino il Re Carlo Alberto di Savoia.
Di questo ottimo nuovo vino se ne parlava in tutte le corti d’Europa, così venne espressa una richiesta reale e Giulia ne inviò al Re 325 botti. Una botte al giorno, tranne per i 40 giorni di Quaresima, di modo che il Re e tutta la sua corte, potessero deliziarsi ogni giorno del prezioso vino prodotto nelle famose tenute della marchesa. Alla corte di Torino il Barolo venne definito “vino dei Re, Re dei vini “. Interessato e affascinato da questi fantastici vini che venivano prodotti nella zona del Barolo, Carlo Alberto di Savoia, acquistò le proprietà di Verduno e Pollenzo. Tutta la filiera produttiva, dalla cura dei vigneti alla produzione del vino nei vari possedimenti, fu messa nelle mani del Generale Staglieno, un grande enologo appassionato delle tecniche francesi. Un altro possidente terriero fu Emanuele Alberto Guerrieri conte di Mirafiori, figlio di Vittorio Emanuele ll e di Rosa Vercellana “la bela Rosin“ che ebbe in appannaggio le terre di Fontanafredda a Serralunga d’Alba e il Castello della Volta a Barolo, con le relative cascine circostanti. Altro grande estimatore che contribuì a rendere famoso il Barolo fu come già accennato, Camillo Benso conte di Cavour. Egli aveva viaggiato molto Oltralpe e aveva la cultura francese, quando divenne sindaco di Grinzane, invitò Luois Oudart a curare i vigneti e la produzione del vino, nelle proprietà di famiglia dei dintorni. Fu grazie alla loro collaborazione che nacque uno stile più moderno del Barolo, e nel 1844 venne imbottigliato per la prima volta, come vino secco e fermo. Nel 1864 la marchesa Falletti morì e fra '800 e '900 tutte le vigne delle sue tenute vengono poco alla volta cedute ai mezzadri e ai fattori che le coltivavano. Tutti i terreni vengono frammentati, creando tante proprietà, che ancora oggi sono una caratteristica particolare delle Langhe che la fa assomigliare alla Borgogna.
All’inizio del ‘900 il Barolo diventa una celebrità così grande che si temono le contraffazioni, e proprio per questo motivo si inizia a tutelarne il marchio. Durante la prima guerra mondiale arriva la fillossera, una delle più grandi calamità della storia della viticoltura, un insetto proveniente dal continente americano dove però conviveva senza troppi danni; purtroppo non fu lo stesso per le viti europee dove l’incontro fu devastante. Fortunatamente il Barolo sopravvisse.
Per incentivare e tutelare la coltura di questo grande vino, nel 1909 il Consorzio Agrario, definì i confini di produzione. Fu l’inizio di un importante business.
Gli impianti crebbero in maniera esponenziale, nel periodo tra le due guerre, ma la produzione puntava ad investire più sulla quantità che sulla qualità. Nel 1927 sulla Gazzetta Ufficiale viene pubblicato il “Decreto sui vini tipici”, che delimita ufficialmente la zona del Barolo e nello stesso anno si definiscono le zone geologiche delle aree di produzione dello stesso. Il Barolo è oramai diventato uno dei più grandi vini al mondo. Il territorio di produzione del Barolo è di circa 2000 ettari, ed è situato nel nord-ovest dell’Italia, nella parte meridionale della Regione Piemonte a ridosso delle Alpi Sud-Occidentali, all’interno di un’area geografica denominata Langhe. Una zona che include 11 diversi Comuni, alcuni interamente (Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba) e altri solo parzialmente (La Morra, Monforte d’Alba, Roddi, Verduno, Cherasco, Diano d’Alba, Novello e Grinzane Cavour).
Il disciplinare di produzione prevede l’esclusiva vinificazione di uva Nebbiolo coltivata all’interno dei confini del territorio, invariati dal 1966. Dal 2011 i nuovi impianti sono stati contingentati e ad oggi la produzione annua si attesta intorno alle 14 milioni di bottiglie. A livello geologico, il territorio è composto da marne calcaree ovvero rocce sedimentarie composte da argilla e carbonato di calcio, e da arenarie ossia rocce sedimentarie sabbiose. Un grande vino che si riconosce per il suo colore rubino trasparente, che vira verso l’aranciato mano a mano che passano gli anni.
E' il grande legame con la terra a rendere unico e inconfondibile il Barolo in tutto il mondo.