“Gusto di luce“. Quando la luce danneggia il vino.

“Gusto di luce“. Quando la luce danneggia il vino.

Jun 20, 2022

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Ilaria Rosa

Sono molte le persone che, per convenienza o comodità, preferiscono acquistare vini al supermercato; fino a qui niente di sbagliato se non fosse che, quasi tutte queste grandi distribuzioni, conservano le bottiglie in modo errato. Le bottiglie sugli scaffali sono costantemente esposte alle luci artificiali e alcune volte anche a quella solare, quindi a radiazioni UV. Questo può compromettere la loro qualità e alterare le caratteristiche organolettiche producendo un difetto meglio conosciuto come “gusto di luce". 


Questo difetto causato dalla prolungata esposizione alla luce fu riscontrato la prima volta 1981 all’università di Reim, da Emanuelle Charpentier e Alan Maujean, mentre studiavano cosa provocasse la luce sullo Champagne. Il “gout de lumier" si riscontra principalmente nei vini bianchi e specialmente in quelli imbottigliati in bottiglie chiare che cambiano e perdono colore; il vino tende così ad assumere un’odore davvero sgradevole che richiama il cavolo, lo zolfo, la gomma o la cipolla, e altresì subisce un’alterazione aromatica pessima. Il colore della bottiglia influisce notevolmente nella conservazione del vino, nel vetro trasparente bastano infatti due settimane di esposizione per rovinarlo; nella bottiglia verde ci vorranno due mesi, mentre in quella di colore marrone ne occorreranno tre.


Il vino rosso, anche se esposto alle radiazioni UV, non subisce il gusto di luce perché la presenza dei tannini lo proteggono da questo spiacevole difetto.
La riboflavina, anche chiamata vitamina B2, è la responsabile di questa reazione chimica che si scatena in presenza della luce; essa reagisce precisamente a 375 nm in UV-A e 446 nm in visibile, queste lunghezze d’onda sono emesse principalmente dalla maggior parte di luci al neon e dalla luce solare. Anche nella birra mal conservata tempo addietro era possibile riscontrare questo difetto, un problema però fortunatamente risolto con l’utilizzo di malti contenenti iso-alpha, acidi idrogenati, e la riduzione al minimo dello zolfo.


Recenti studi hanno poi dato risultati confortanti anche per il vino; per ridurre questo problema si è ricorso all’uso di tannini idrolizzabili in grado di mitigare la formazione dei composti solforati, svolgendo la funzione di donatori di elettroni e ostacolando la metionina. Sono tanti i produttori di champagne che oggigiorno hanno adottato il metodo del rivestimento speciale, cioè ogni bottiglia è stata protetta con una pellicola che è in grado di respingere i raggi UV.
Un altro fattore che potrebbe deteriorare un vino è la temperatura ambientale: questa non dovrebbe superare i 20 gradi, e più precisamente un vino si dovrebbe conservare tra i 12 e i 14 gradi, e con un grado di umidità del 70%. Il metodo di conservazione del vino è fondamentale per preservare tutte le sue qualità e proprietà, e soprattutto per non vanificare tutto il lavoro svolto con passione per produrlo, dalla raccolta delle uve al confezionamento.


Il nostro consiglio è dunque di verificare, prima di passare all'acquisto, la collocazione dei vini nei supermercati e nelle enoteche evitando quelli riposti sugli scaffali sottoposti alla luce forte e diretta di faretti e lampade, oppure addirittura sistemati in vetrina ed esposti per ore ai raggi del sole. Le bottiglie una volta portate a casa, è bene conservarle al buio anziché nella vetrinetta del soggiorno. Se amate bere bene, acquistate una cantinetta frigo dove mantenere i vostri vini in perfette condizioni ambientali, e potrete così consumarli al meglio al massimo delle loro caratteristiche e potenzialità.


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