Lo Spumante, dalle origini ad oggi.

Lo Spumante, dalle origini ad oggi.

Apr 21, 2022

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Ilaria Rosa

Fin dalle antichità, la storia è ricca di richiami ed episodi che citano la presenza e l'uso di vini effervescenti o frizzanti; a partire dalla Bibbia, passando all'Antica Grecia di Omero e ancora all'Eneide di Virgilio, dove possiamo trovare proprio la definizione di "vino spumante". Gli antichi romani si prodigavano persino a produrre due tipi di vino effervescente; essi avevano infatti escogitato un modo per conservare il mosto a bassa temperatura, che veniva poi versato in anfore chiuse con sughero, pece e cenere. Terminato il procedimento di riempitura e sigillatura, le anfore venivano calate in pozzi molto profondi dove sgorgava acqua fredda. Questo poiché avevano scoperto che certi tipi di lieviti con la bassa temperatura, fermentavano lentamente, sprigionando così un gas che rendeva il vino frizzante.

Cenni di vino frizzante

Lo spumante si potrebbe affermare sia un vino "nato" due volte: dianzi, come vino base durante la prima fermentazione; dipoi, durante la seconda fermentazione con lo sviluppo di anidride carbonica. Ci sono due modi per far sì che si formino le cosiddette bollicine: aggiungendo anidride carbonica oppure adottando una fermentazione naturale. Quest'ultima può essere ottenuta a sua volta mediante due metodologie:

- Metodo Classico

- Metodo Martinotti-Charmat

Vediamo nello specifico in cosa consiste il Metodo Classico. Per poter utilizzare questa tipologia di fermentazione, si utilizzano vini adatti all'invecchiamento, addizionati con zucchero e lieviti selezionati per la rifermentazione in bottiglia. Una volta imbottigliato, il vino verrà poi posizionato in cantina, all'interno di rastrelliere che lo mantengono in una posizione inclinata verso il basso; qui rimarrà a fermentare per 2 o 3 anni. I vini più utilizzati per produrre questa tipologia di spumanti, sono lo Chardonnay, il Pinot Bianco, il Pinot Meunier e una base di Pinot Nero vinificato in bianco.

Metodo Classico

 Per quanto riguardo il Metodo Martinotti-Charmat, esso richiede tempi più brevi e minore manodopera, poiché la rifermentazione avviene in autoclave. L'origine del doppio nome Martinotti-Charmat, risale al 1895 quando il villanovese Federico Martinotti inventò e brevettò il metodo di rifermentazione controllata in grandi recipienti; successivamente, adottato dal francese Eugène Charmat che, nel 1910, costruì e brevettò tale attrezzatura. Proprio grazie ai tempi di lavorazione inferiori, nei vini prodotti con questa metodologia prevarranno maggiormente gli aromi e le caratteristiche del vitigno. Per il Metodo Martinotti-Charmat vengono utilizzati vini aciduli, con poco alcol e particolarmente profumati; tra questi si prestano bene il Moscato, lo Chardonnay, la Malvasia, la Ribolla Gialla e il Glera ( il vitigno base per il Prosecco).

Metodo Martinotti-Charmat

 In entrambi i casi di fermentazione naturale, il vino viene imbottigliato nella tipica bottiglia di vetro detta anche "Champagnotta", caratterizzata da un particolare spessore atto a reggere la pressione e il distintivo fondo incavato.

Principalmente con uve Glera vinificate in bianco, si produce il Prosecco DOC; un vino caratterizzato da un "suo" ormai tipico aroma floreale e fruttato, che si produce esclusivamente in Veneto ( 80% circa ) e in Friuli Venezia Giulia ( il restante 20% circa ).

L'analisi visiva: la schiuma e il perlage

Come per tutti i vini, l'analisi nella degustazione inizia dalla fase visiva, segue l'olfattiva ed in ultima la gustativa. Versando lo spumante nel calice si valuterà per prima cosa la spuma che si crea, dovremo vederla scomparire verso il bordo del bicchiere in 10/20 secondi; per il Metodo Martinotti-Charmat ciò avviene più lentamente rispetto al Metodo Classico. Passiamo ora al colore; per gli spumanti prodotti con il Metodo Classico esso tenderà all'oro mentre, saranno di colore giallo tenue quelli prodotti con Metodo Classico. Arriviamo al perlage, per poter analizzarlo al meglio è necessario che il bicchiere non venga toccato per un paio di minuti poiché la temperatura trasmessa dalle mani, altera la grana. Per valutare al meglio le bollicine è consigliato utilizzare un buon flute ed assicurarsi che esso non sia umido. 

Vi suggeriamo ora alcuni accorgimenti da tenere a mente per riconoscere e scegliere al meglio uno spumante; è necessario valutare la persistenza del perlage. Questo parte dalla base del calice e sale in superficie tendendo ad ingrandirsi, ma è a metà del bicchiere che va fatta la valutazione: più le bollicine sono piccole, e più lentamente esse spariranno e dunque maggiore sarà la qualità dello spumante che state degustando. Esse dovranno inoltre essere presenti in elevata quantità. Nel caso dei vini più pregiati, la fontanella parte dalla metà del bicchiere seguendo un movimento a zig zag.

Terminata l'analisi visiva passiamo alla successiva, ovvero all'indagine olfattiva favorita dalla presenza dell'anidride carbonica che spinge i profumi verso l'alto agevolandone l'esalazione. Arrivati infine all'esame gustativo, quando assaggiamo il vino la sensazione di "pizzicore" sulla lingua che percepiamo deve essere delicata e non aggressiva. La temperatura ottimale per servire uno spumante e godere appieno delle sue fantastiche proprietà organolettiche, è di 6-8°.

In conclusione, viste le differenze dei due metodi di produzione e appurato che nascano dal Metodo Classico, che richiede tempi più lunghi, i vini più pregiati caratterizzati da maggior corposità e bollicine persistenti, vogliamo indirizzarvi a riguardo verso la nostra migliore selezione di Franciacorta e Champagne.

Vini meno strutturati, più giovani, e caratterizzati da un sapore più leggero seppur molto ricco all'olfatto di profumi, abbiamo visto derivino invece dal Metodo Charmat; e parliamo dunque della categoria del Prosecco.

E ora in alto i calici e..  Cheers!                                     


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