Le Marche sono considerate la sua terra d’origine, seppur a tal proposito ci sono diverse ipotesi: la più gettonata è quella secondo qui sarebbero stati dei coloni veneti a piantare i vitigni, dopo essersi trasferitisi nelle Marche per ripopolare il territorio in seguito ad una terribile epidemia di peste. Tale ipotesi è avvalorata da recenti studi genetici che svelerebbero una stretta parentela tra il Verdicchio, il Trebbiano di Soave e il Trebbiano di Lugana, rinomati vitigni veneti.
Il Verdicchio si dice fosse già conosciuto dagli antichi romani; sembra infatti che un vino ricavato dalle sue uve risalisse al 410 d.C. quando l’Impero Romano attraversò una grande crisi e la nostra penisola era invasa da orde di barbari. È scritto che Alarico, re dei Visigoti, con l’intento di saccheggiare Roma abbia fatto tappa dalle parti dei castelli di Jesi per far man bassa di barili dell’antenato del Verdicchio; questo perché sosteneva che ai suoi uomini non c’era nient’altro che li rinvigoriva così tanto per affrontare la battaglia. In alcuni antichi scritti ritrovati si testimonia che la coltivazione dei vitigni di Verdicchio, era molto diffusa nei territori marchigiani già nel XVI secolo, ma solo dalla metà dell’800 si arrivò ad una produzione di buon livello qualitativo; e proprio in quel determinato periodo, Ubaldo Rosi, iniziò gli esperimenti di spumantizzazione delle sue uve dotate di straordinarie potenzialità.
Il Verdicchio recentemente è legato a diversi vini, e non solo marchigiani, ma senza ombra di dubbio tutto il suo migliore potenziale si può ritrovare nel Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC. Questo eccellente vino viene prodotto esclusivamente nelle zone collinari nei dintorni di Macerata e nella provincia di Ancona, anche in varie versioni: spumante, passito e muffato, con uve di Verdicchio in purezza, o in percentuali pari ad almeno l’85%. Un grande bianco dalle qualità straordinarie che ha avuto la sua grande esplosione negli anni ’50 e ’60, anche grazie l’invenzione della famosa bottiglia ad anfora ideata dall’architetto Maiocchi, un successo a livello nazionale, per un vino leggero, fresco e facile da bere. Questo popolare grande successo, come molte volte accade, andò a discapito della buona qualità, ma mise le basi per la buona produzione definitiva negli anni a seguire. Nel 1968 ottiene la DOC, nel 2010 la DOCG, per i Riserva e Riserva Classico, denominazione data esclusivamente ai vini invecchiati almeno 24 mesi, dei quali almeno 6 in bottiglia, e provenienti dalla zona di produzione più antica nei territori dei comuni lungo il fiume Esino.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha una produzione abbastanza costante; è un vino adatto come pochi all’invecchiamento e anche dotato di grande struttura ed elevato tenore alcolico. Oggi è uno dei vini bianchi più apprezzati in Italia e nel mondo. Nel 2014 è stato il vino bianco fermo che ha ricevuto più premi dalle guide italiane, negli ultimi anni è stato più volte riconosciuto dalle guide del Gambero Rosso, ed è entrato nella top 100 dei migliori vini al mondo. Un Verdicchio nel 2018 è stato premiato con la medaglia d’oro ai Decanter World Wine Award, uno dei concorsi enologici più importanti al mondo, ed è stato confermato fra i migliori portabandiera italiani del bianco fermo, che è risultato il vino più venduto al mondo (dati 2018 Nomisma Wine-Monitor presentati in occasione dei 50 anni della Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi).
Non da meno, è il Verdicchio di Matelica, un DOCG di nascita più recente coltivato in una zona più interna e lontana dall'influenza marina dove il clima continentale rende unico il suo terroir. Il Verdicchio di Matelica discosta su diversi tratti da quello di Jesi, a partire anzitutto dal gusto che risulta meno "esplosivo", e alla versatilità degli accostamenti. Prima di essere immesso sul mercato, il Verdicchio di Matelica, deve seguire un periodo d’invecchiamento di almeno 18 mesi.
Per quanto riguarda gli accostamenti, il Verdicchio si abbina perfettamente a primi piatti a base di pesce e frutti di mare, oltre ad accompagnarsi bene anche con paste, risotti e zuppe di verdure. È altresì eccellente abbinato con i secondi piatti, si presta infatti ad essere sorseggiato con carni bianche con contorno di patate, ma anche con carni dal sapore più deciso come la selvaggina, grazie alla sua acidità che fa sostenere e prolungare il gusto.
Ottimo con il pesce alla griglia o al forno, con molluschi e crostacei, può essere assaporato anche con i formaggi, il tartufo e la frutta secca. A fine pasto, un buon bicchiere di Verdicchio si abbina anche alla pasticceria non troppo dolce.
Il Verdicchio insomma è un vino estremamente versatile, capace di farsi bere con disinvoltura dall’aperitivo al dolce, e può prendere posto in tavola tutti i giorni!
Scopri la selezione dedicata.