Con il cambiamento climatico abbiamo assistito sempre più frequentemente a inverni miti. Il conseguente risveglio anticipato dell’inizio della fase vegetativa può essere gravemente compromessa dalle gelate notturne tardive primaverili. Questi fenomeni rischiano di compromettere in partenza tutto il prodotto stagionale, vanificando il costante e lungo lavoro dei produttori di vini.
Quando le viti riprendono il loro ciclo vitale, lo zero termico congelerebbe l’acqua contenuta nei tessuti vegetali, nei germogli, nelle gemme e nelle radici, dunque tale fenomeno potrebbe avere conseguenze gravi anche a lungo raggio. Le gelate primaverili sono particolarmente dannose quando le temperature notturne, in particolare a fondo valle, in assenza di vento scendono ben al di sotto dei zero gradi. Diventa quindi essenziale per i coltivatori cercare soluzioni per salvare le colture da questa dannosa calamità naturale. La soluzione più diffusa, specialmente oltralpe, è quella ancestrale dei fuochi tra i filari che possono essere fatti in vari modi: con legna secca e verde, con paglia umida, con piccole stufette, o con lanterne.
Nel tentativo di far aumentare la temperatura di qualche grado al livello del suolo, i viticoltori si recano di notte nelle vigne e accendono i fuochi precedentemente preparati, alla distanza di 60cm dalla pianta ogni 10/15mt. Non è tanto il caldo a salvare i germogli ma soprattutto il fumo che, piano piano, invade tutto il vigneto alzando leggermente la temperatura. È un duro lavoro che gli agricoltori svolgono per tutta la notte, alimentando di continuo i fuochi fino al mattino, sperando ovviamente che tale sforzo salvi il raccolto. Un metodo più ecologico ma meno economico, è quello usato a Bordeaux e nel Vallese in Svizzera, dove i produttori già da qualche anno installano nei vigneti dei giganteschi ventilatori.
Con questo sistema, l’aria calda che di notte tende a salire verso l’alto, si miscela con quella fredda sottostante facendo aumentare la temperatura al suolo; metodo che tuttavia non è decisamente efficace sotto i -2°. Altro modo per combattere il freddo sono dei sistemi di irrigazione in grado di formare una calotta di ghiaccio sopra le viti preservandole dai freddi più intensi.
Senza ombra di dubbio il metodo dei fuochi è il più spettacolare, con il brillare di migliaia di luci lungo i filari di viti, la notte sembra in festa, ma se tutto ciò non funziona è una tragedia. Molti vignaioli vicini di colture condividono la fatica in un’esperienza che dimostra la passione e l’attaccamento per il loro lavoro. Alle prime luci dell’alba i passanti mattinieri potranno godere di immagini rare, scorgendo deboli fuochi che lentamente si spengono e una nebbia di fumo sparsa tra le dolci colline.
Uno spettacolo fantastico che sa di antico, con tecniche tramandate di generazione in generazione.